mercoledì 18 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

Jazz e improvvisazione

Tema molto discusso, l'improvvisazione è forse argomento non compreso a fondo.
Ho visto jazzisti massacrarsi a colpi di "metodi" che avrebbero dovuto dare loro le chiavi per improvvisare.
Ho seguito discussioni su quali regole applicare, quali scale utilizzare, su quali segreti e quali ricette adoperare.
Ma un'improvvisazione è qualcosa di estremamente semplice pur essendo un'alchimia complessa, sofisticata.
Non s'impara sui libri.
Impovvisare è "comporre ed eseguire simultaneamente". Non c'è margine per pensare.
E' un fatto profondamente legato alla persona, alla sua psicologia, mette in luce aspetti profondi e a volte nascosti del sè.
Espone involontariamente il nostro approccio al mondo.
Improvvisare è mettere "fuori" quello che è "nato" dentro dopo che vi è arrivato qualcosa dal "fouri". Senza filtri.
Assomiglia all'andare in surf.
Hai la tecnica e il mezzo ma se non segui l'onda e non la "senti" alla fine diventi rigido e lei ti travolge.
Meglio dimenticare la tecnica e farsi acqua, liquido come lei.
Nella musica, prima di pensare a produrre improvvisazione si deve ASCOLTARE!
La capacità di essere fluidi e di saper ascoltare non è però cosa semplice per chi è tutto teso a tentare di produrre una cosa che faccia dire agli altri: wow, che bravo!
E allora ... giù scale!
Ma improvvisare è raccontare una storia cogliendo lo spunto da quello che ti suona intorno, dal suono in cui sei immerso. Con naturalezza, armonicamente.
E' un attività che trascende la razionalità.
Parla di te e tramite lei tu parli agli altri, al cuore degli altri.

Djanka

sabato 19 settembre 2009

Compiere una traversata

(...)
Credo che questa situazione, il compimento di una traversata, sia molto frequente nella vita dell'uomo. Alzare le vele e sapere come compiere la traversata, conoscere le regole della navigazione, affidarsi al vento favorevole o accettare il vento contrario: sono tutte condizioni della traversata. Se il vento cambia poco dopo la partenza, dovete lavorare di buona lena con i remi per approdare nel porto più vicino. "Compiere una traversata" significa saper gestire una imbarcazione.
Se comprendete questi principi, saprete come compiere qualsiasi altra traversata nella vita quotidiana. Dovreste essere consapevoli che si tratta sempre dello stesso tipo di azione.
(...)
Miyamoto Musashi - Gorin no sho (Il libro dei cinque anelli)

mercoledì 9 settembre 2009

Getta la maschera!



Per fortuna o purtroppo, nel nostro agire e nel nostro essere non siamo altro che la manifestazione della nostra psiche, della nostra anima.

Può non piacere quello che si vede ma può anche generare piacevole sorpresa.

Può inquietare o lasciare senza parole, imbarazzati e disorientati.

Può far nascere amore, infinita gioia e tenerezza.

E' importante essere capaci di vedere quello che è, in tutta onestà, senza giudicarsi severamente, senza scivolare nell'autoindulgenza e senza tentare di cambiare solamente per apparire più gradevoli, forti, belli, sicuri...

Djanka

domenica 30 agosto 2009

La filosofia di Andy Warhol - part 2



Conosco dei bravi cuochi che passano giorni interi a cercare l'aglio fresco, il basilico fresco, e il dragoncello fresco, ecc., e poi usano i pomodori in scatola e dicono che tanto non importa. Ma io lo so che importa.

...

La gente dovrebbe innamorarsi tenendo gli occhi chiusi. Non devi far altro che chiudere gli occhi. Non guardare.

...

lunedì 24 agosto 2009

Il fiume e la vita



...

Ormai però sapeva che nel fiume non dimoravano divinità misteriose. Esso conteneva solo gli scoli di mille torrenti e fiumiciattoli che a ogni avanzare delle onde divenivano sempre più sporchi, mentre le acque di sorgente che lo avevano alimentato all'inizio restavano solo un ricordo della verginità ormai perduta: acque che vagavano nella corrente come una memoria diluita e dissolta. Per questo le persone del luogo amavano paragonare la vita al fiume.

(Feri Lainšček "LA RAGAZZA DELLA MURA" - Beit Casa Editrice) - http://www.beitcasaeditrice.it/

domenica 21 giugno 2009

Ligthouse of yourself

Sii il faro di te stesso e
porta la tua luce nel tuo buio!

Nella burrasca interna,
negli uragani della vita,
se perdi la bussola:
be the lighthouse of yourself



Djanka

venerdì 12 giugno 2009

l'omo col cuor in man


l'uomo col cuor in man, originally uploaded by Giancarlo Travani.

...e non mi costa nulla, assolutamente nulla, strapparmi il cuore e donartelo...

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Djanka

domenica 7 giugno 2009

Cercare&Trovare

Come diceva il caro, vecchio Hermann (Hesse):
le cose non vanno cercate...
vanno trovate!
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Così, nella vita, può non essere proficuo rincorrere mete ma utile il disporsi per trovare, scoprire sensibilmente ciò che ha senso per il nostro cuore.
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Djanka

sabato 6 giugno 2009

DARE


Sento l’urgenza di mettere a disposizione le mie ricchezze: mai come ora ho sentito il desiderio di DARE, di fare qualcosa non per il mio tornaconto ma per il beneficio altrui.
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Non spingo.
Segnalo il mio stato.
E basta.
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Djanka

venerdì 5 giugno 2009

La filosofia di Andy Warhol - part 1

La bellezza dell'aragosta viene fuori solo quando la si butta in acqua bollente... e la natura trasforma le cose e il carbone si trasforma in un diamante e fra la rena è l'oro... e non c'è niente come portare l'anello al naso.

martedì 19 maggio 2009

Il cuore dell'uomo



Il cuore dell'uomo non è per natura cattivo, capita semplicemente che l'uomo nel suo sviluppo, dall'inizio della vita, si serve di continuo di ciò che è falso, e perciò l'odore del falso penetra in lui senza che egli lo sappia, danneggia la sua natura, facendolo cadere nella rete di ciò che è cattivo. La radice di quel che è sbagliato è la passione umana.

(da Tengu.geijutsu-ron - Discorso sull'arte dei demoni di montagna - di Shissai Chozan)

venerdì 15 maggio 2009

Funk - ovvero il Motore Interno




Cos'è che s'impossessa del tuo bacino, sale le vertebre della spina dorsale e te le mette in moto? Cos'è che, piano piano ma inesorabilemente come un'onda, si trasmette alle spalle e alle gambe. E che poi ti fa arrivare i primi sussulti a cui le braccia e le gambe e le mani e i piedi non possono più resistere?


E' il FUNK!


L'onda ti prende. Ti muovi come una frusta schioccata sul 4/4.


Nel ritmo.


E ogni movimento, anzichè stancarti, ti carica, ti dà ancora più energia. Funky energy.


Che tu suoni uno strumento o che tu stia ballando: è funky, baby. Inarrestabile.


Il Funk è un codice di riconoscimento per membri appartenenti alla stessa specie. E' un modo di essere.


Que viva el FUNK!

Djanka

giovedì 14 maggio 2009

Risonanze


Siamo come calici di cristallo:
entriamo in risonanza solo con determinate frequenze.
Da quando nasciamo a quando moriamo lo spessore del cristallo varia così che nel corso della vita vibriamo per cose diverse.
Quello che ci faceva suonare in gioventù non ci muove ora e adesso, per contro, siamo sensibili a stimoli che prima ci lasciavano indifferenti.
Djanka

Gibson ES-335


Orville ne sarebbe orgoglioso!

La Gibson ES-335 è il primo modello commerciale di chitarra elettrica con cassa semi-hollowbody, introdotta dalla Gibson nel 1958. La sua particolare costruzione, che utilizza una cassa acustica con buche a "effe" associata ad un blocco di legno massiccio centrale, ha contribuito nel tempo a rendere questo strumento uno dei più apprezzati da musicisti di diverse estrazioni. Le origini del progetto 335 sono da ricercarsi nel tentativo da parte di Gibson di sintetizzare, a metà degli anni '50, le due principali filosofie costruttive utilizzate fino ad allora nella realizzazione delle chitarre elettriche: arch-top e solid-body. L'uscita della ES-335 segue infatti di pochi anni l'introduzione sul mercato di alcuni modelli di chitarra che hanno segnato la storia della chitarra elettrica: nel 1950 la Fender introduce il modello Broadcaster (poi ribattezzata Telecaster), la prima chitarra elettrica a corpo solido; nel 1952 la Gibson risponde con il suo primo modello solid-body, la Les Paul; nel 1954 vede infine la luce la Fender Stratocaster. Alla sua comparsa sul mercato la ES-335 presentava alcune caratteristiche costruttive particolarmente innovative.
L'innovazione di maggior rilievo è costituita senza dubbio dal corpo che segue un criterio costruttivo totalmente nuovo. Similmente alle chitarre arch-top presenta infatti una vera e propria cassa armonica (sebbene alta appena 4,5 centimetri) ottenuta dall'assemblaggio di piano armonico, fondo e fasce in laminato di acero, ma la parte centrale è occupata da un blocco, anch'esso di acero, che corre longitudinalmente per tutta la lunghezza della cassa ed è fissato al fondo ed al piano armonico.Una tecnica costruttiva simile era già stata provata dallo stesso Lester Polfus (in arte Les Paul) che con il suo modello sperimentale "The Log" nel 1940 aveva eliminato la parte centrale di una chitarra arch-top stostituendola con un blocco di legno pieno.E' proprio questa particolare tecnica costruttiva ad incidere fortemente sul suono della ES-335, ricco di armoniche e con una certa nota acustica data dalle cavità lasciate libere di vibrare e dalle buche ad effe, ma al tempo stesso definito e con un buon sustain grazie alla zona centrale massiccia. Il blocco centrale conferisce inoltre allo strumento una maggiore resistenza agli inneschi (feedback), permettendone quindi un utilizzo (a differenza delle tradizionali arch-top e similmente alle solid-body) anche con alti livelli di amplificazione.
La ES-335 monta due pickup humbucker PAF a doppia bobina, inventati nel 1957 da Seth Lover. Rispetto ai normali pickup monobobina utilizzati fino a quel momento (P-90, Alnico V), gli humbucker hanno un livello di segnale più elevato ed eliminano il problema del ronzio e dei rumori captati dall'avvolgimento del magnete.
Al posto della tradizionale cordiera (spesso di forma trapezoidale) fissata sul bordo inferiore della cassa, la ES-335 utilizza un blocco di metallo (denominato stop tailpiece) ancorato alla cassa per mezzo di due barre di metallo avvitate nel blocco centrale. Avvitando o svitando tali barre è possibile regolare l'angolo con cui le corde passano sul ponte.
La ES-335, come molte altre chitarre Gibson, utilizza il ponte denominato tune-o-matic, introdotto per la prima volta sulla Les Paul nel 1954. Questo ponte è costituito da sei sellette indipendenti che permettono, avanzando ed arretrando, di regolare in maniera fine l'intonazione di ogni corda.
Nelle intenzioni dei costruttori la ES-335 è quindi un tentativo di trovare un compromesso tra il suono caldo e complesso delle tradizionali chitarre hollow-body e la capacità di sostenere alti livelli di amplificazione delle nuove chitarre solid body. Il risultato è uno strumento estremamente flessibile come è testimoniato dalla popolarità che la 335 ha avuto, ed ha tuttora, tra musicisti appartenenti a generi e stili molto diversi tra loro.
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ES-335 celebri
La ES-335 (e gli altri modelli da essa derivati) è una chitarra dalle caratteristiche timbriche molto definite ed è stata imbracciata, nel corso degli anni, da numerosissimi artisti appartenenti a stili e generi musicali molto diversi tra loro. Tra questi artisti tuttavia alcuni hanno legato in maniera indissolubile (almeno in un periodo della loro carriera artistica) il loro nome a quello a quello della 335.
Chuck Berry, Ritchie Blackmore, Larry Carlton, Eric Clapton, John Lee Hooker, Jorma Kaukonen, B. B. King, Freddy King, Alvin Lee, Noel Gallagher.
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(estratto da Wikipedia)

mercoledì 13 maggio 2009

Tengu-geijutsu-ron


...così la forma segue l'energia e l'energia segue il cuore. Se il cuore è immobile, allora anche l'energia non si muove, e se il cuore è calmo e non è turbato da nulla, allora anche l'energia è in armonia e lo segue in questo stato, soddisfacendo le esigenze della tecnica senza alcun problema.
Ma se nel cuore sono presenti motivi di turbamento, allora l'energia è inibita e le mani e i piedi non realizzano la funzione a loro assegnata. Se si fa dipendere il cuore dalla tecnica, l'energia viene inibita e non è in armonia nè in equilibrio.
...
Chi nell'arte della spada cerca di rispondere all'avversario solo badando alla propria sicurezza e stando in attesa, diventerà quello che si dice un temporeggiatore; sarà d'impedimento a se stesso e non farà un passo avanti. Al contrario, si farà gioco di sè. Egli non capisce bene cosa significhi "nell'attacco attendere, nell'attesa attaccare".
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(estratto da Lo Zen nell'arte del tirare di spada - versione commentata da R. Kammer del "Tengu-geijutsu-ron", discorso sull'arte dei demoni di montagna di Shissai Chozan)

martedì 12 maggio 2009

ARNWIL


Un gruppo di amici. Musica soprattutto irlandese ma anche scozzese e bretone.
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Non coerentemente "celtica" ma musica di quelle terre con le sue storie appassionanti e con ritmi per danze vorticose.
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Il tutto interpretato ed eseguito con "il nostro sangue" da:
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Paolo Barbo (vocals, bouzouki, bodhràn, spoons), Roberto Fonda (bass, mandolin, banjo, back vocals), Giancarlo Travani (guitar, percussions, back vocals), Pead Atti (tin whistle, low whistles, transverse flute, spoons, accordeon), Caterina De Boni Fiabane (fiddle, accordeon).
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Ascoltate, genti!
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Djanka

lunedì 11 maggio 2009

Le immagini di noi


Le persone che abbiamo incontrato durante la nostra vita portano dentro di sé la “loro” immagine di noi.
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Quando ce le restituiscono possiamo leggerle, capirle e ringraziare.

sabato 9 maggio 2009

Tran Quang Hai

Tanti sono i maestri nella vita
Uno di questi mi ha permesso d'entrare in contatto con il mondo del canto armonico: Tran Quang Hai. L'ha fatto con leggerezza e giocosità.
Gli sono profondamente grato per avermi mostrato la via del canto come percorso di esplorazione di quel meraviglioso strumento musicale che è il nostro corpo, che siamo noi.
E cantando respiro.
Grazie Trang
Djanka
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Note bio: Tran Quang Hai raffinato interprete delle tradizioni musicali dell’Estremo Oriente, maestro di artisti come Demetrio Stratos, David Hykes, Meredith Monk, Roberto Laneri, Tran Quang Hai è considerato il più grande specialista del mondo di canto difonico (overtones), tecnica vocale di origine sciamanica che permette l’emissione simultanea di due note, diffusa in Mongolia, in Siberia e in Sudafrica. Proveniente da una famiglia di cinque generazioni di musicisti, Tran Quang ... (il suo sito è una miniera - link: http://tranquanghai.info/)


mercoledì 6 maggio 2009

Nami Kendo Dojo - Trieste



Il Dojo
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Il mon del dojo (che tradizionalmente viene applicato in alto a sinistra sul Do dell'armatura) rappresenta la grande onda che avanza potente ed inarrestabile. L'immagine è stata suggerita dagli insegnamenti di Koichi Hasegawa Sensei (8° dan) che spesso la usa per aiutare gli allievi a capire il senso del seme (pressione in avanti) prima dell'attacco e dello zan-shin (mantenimento dell'energia ) dopo aver colpito. Esteticamente si rifà alla "Grande onda sulla costa di Kawasaga" dipinta dal grande Katsushika Hokusai.
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per chi volesse saperne di più:

martedì 5 maggio 2009

Blues Machine


Semplice,
portatile,
non ha bisogno della corrente elettrica...
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La macchina perfetta per il blues!
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... e suonandola respiri
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Djanka

lunedì 4 maggio 2009

Hagakure


136.
Chi si abbatte nei periodi sconforto non può arrecare alcun beneficio agli altri.
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225.
A causa dell'impazienza, non riusciamo a sbrigare le questioni importanti e roviniamo la situazione. Se invece non facciamo caso al tempo, potremo agire rapidamente. Sarà il tempo a lavorare per noi.



domenica 3 maggio 2009

Flickr Link a DentroFuori

Foto quadri mostra
http://www.flickr.com/photos/djanka/sets/72157617655398310/

DentroFuori


Guardarsi dentro è un'operazione chirurgica.
E' muoversi con timorosa curiosità.
Necessaria curiosità.
Per trovare qualcosa.
Sperando, alle volte, di non vedere niente ... per non dover cambiare!
Ma anche guardare per trovare tracce, nuove indicazioni su cosa fare, che rotte prendere, come decidere. Chi amare.
Gratifica, trovare tesori, E' dolore trovare miseria.
Ma vedere la propria miseria può essere come il vento nelle vele: ci spingerà avanti, avanti.
Djanka

venerdì 1 maggio 2009

Manutenzione dello shinai


Praticare il Kendo, la via della spada, non significa unicamente esercitarsi nei kata o padroneggiare le tecniche di combattimento ma significa anche, e non in maniera marginale, seguire l'etichetta (rei) e dedicare tempo alla manutenzione degli indumenti, dell'armatura, del bokken e dello shinai.
Prendersi cura della propria spada di bambù (shinai) ha scopi diversi.
Quello subito evidente è di mantenerlo in efficienza, togliendo le scheggie che si possono generare durante gli scontri, eliminando i profili aspri e pericolosi, nutrendo le stecche di bambù con olio o cera e riassemblando le varie parti (tsuka-gawa, tsuka, saki-gawa, tsuru, kensen, nakayui, saki-gomu, chigiri, tsuba, tsuba-dome) in modo da mantenerle assieme correttamente e con la giusta tensione.
L'aspetto che però qui vorrei portare in luce è quello più sottile ma non meno importante dello spirito con cui eseguo la manutenzione. Mi dispongo con rispetto nei confronti del mio avversario. Questo rispetto, che mi accompagnerà anche nel dojo e fa parte del rei, è già dentro di me ora, con gli attrezzi in mano. Mi è ben chiaro che la mia cura eviterà danni fisici al mio avversario. Mentre sono seduto a casa ed opero sullo shinai ecco che mi sento un po' già nel dojo. Sto facendo pratica, sto percorrendo la via!
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Djanka

Ecco il link a wikipedia per saperne di più sullo shinai
http://it.wikipedia.org/wiki/Shinai
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giovedì 30 aprile 2009

Telecaster


Fender Telecaster
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(Da Wikipedia: la Fender Telecaster è la più longeva chitarra elettrica solid body in produzione ...dal 1949 Broadcaster ... 1951 .Tlecaster ... )
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Che dire: una mensola con manico e pickup. Ma che mensola!!!
Un pezzo di legno geniale inventato da uno (Leo Fender) che ha portato la rivoluzione nella musica con la leggerezza dei sognatori.
Lo strumento ha un'essenzialità decisamente zen.
Manico avvitato (caso mai si rompesse qualcosa lì, sotto i tasti ... ZAC, lo cambi come fosse, che ne so, la testina di un rasoio - ah gli americani!). Due pickups monobobina - semplicemente puro suono definito. Sei meccaniche da un lato solo (metti la comodità?). Ergonomica, pratica, estrememente robusta. Io l'amo!
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Io ci sono arrivato tardi alla Tele.
Sono partito dalla Stratocaster, passando per Gibson ES335. In un processo evolutivo sono regredito e quando sono approdato a lei ho capito.
E' lo strumento che più di tutti mi permette di venire allo scoperto e di comprendere quanto della mia energia va a sostenere ogni singola nota. Non perdona.
Se ci sei, suona. Altrimenti, spietatamente, ti mostra che non ce la stai facendo.
Nel Kendo avrebbe a che fare con lo ZANSHIN!
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Arigato Leo
Djanka



Alcuni profondi cambiamenti, in superficie, non mostrano un granchè.

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Occhi e orecchi sintonizzati e sensibili sono in grado di percepire le lievi mutazioni esterne che corrispondono a spostamenti di assi, rivoluzioni epocali, rimodulazioni strutturali interne.

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Chi si accorge di questo tipo di cambiamenti mi muove a gratitudine per avermi espresso una testimonianza del mio vivere.
(Nel disegno a fianco: Giancarlo Travani - "Donna danzante" - matita e acquarello su carta)
Djanka

mercoledì 29 aprile 2009

Kendo ovvero la via della spada.

SANBONME, il terzo kata.

Nella forma dei kata si mantiene vivo lo sprito del kendo.

Djanka

Insideout - Manifesto

INSIDEOUT
Perchè in questo spazio metterò fuori ciò che sta dentro:
dentro di me, dentro la rete, dentro le persone, dentro le cose, dentro la musica...
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ma anche
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OUTSIDEIN
Per portare dentro (di me, dentro gli amici, dentro la rete ecc...) le cose raccolte, viste, vissute, sentite, sperimentate ...
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un po' di tutto - un bel casino - una sfida
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Djanka